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pubblicato luned́ 27 giugno 2011
Un convegno per la nostra Chiesa vittoriese. Ancora un convegno, dirà qualcuno. Di convegni siamo un po' saturi. Non che siano inutili, ma spesso si risolvono in un mare di parole che lasciano intatti i problemi. Il nostro convegno, annunciato venerdì 17 giugno, in Cattedrale, dal Vescovo, ha la pretesa di essere qualcosa di diverso. Illusione? Presunzione? Se guardiamo alla storia della nostra Chiesa, c'è motivo per sperare che sia veramente diverso. Infatti il cammino della Chiesa vittoriese degli ultimi quarant'anni è stato segnato dalla convocazione periodica - circa ogni dieci anni - di tutti i suoi rappresentanti per alcuni giorni. Momenti in cui vescovo, preti, laici, religiosi si sono interrogati sulla vita della comunità e hanno tracciato linee di azione comune per il futuro. Per questo osiamo dire che si tratta di una cosa diversa.
Facciamo memoria di questo nostro cammino. L'iniziativa di incontrarsi non fu solamente nostra, infatti prese sempre spunto da analoghi convegni della Chiesa italiana, la quale, attraverso questo strumento, cercò di non perdere la carica del Concilio Vaticano II. Il primo avvenne a Roma nel 1975 ed ebbe come tema "Evangelizzazione e promozione umana", e subito dopo, nel 1977, sullo stesso tema la nostra Chiesa fu convocata dal vescovo Antonio Cunial. Il secondo convegno si celebrò nel 1985 a Loreto sul tema "Riconciliazione umana e comunità degli uomini" e nello stesso anno si tenne anche il nostro. Il vescovo era Eugenio Ravignani.
Nel decennio seguente il convegno nazionale fu celebrato a Palermo nel 1995 e da noi nel 1996. L'ultimo convegno nazionale è stato celebrato a Verona nel 2006 e ad esso non è seguito quello diocesano, soprattutto a causa dell'avvicendamento in pochi anni di due vescovi. Ma ora il vescovo Corrado, una volta entrato nel cammino della nostra Chiesa, si è reso conto dell'importanza di questi momenti ed ha accolto le sollecitazioni che da più parti venivano fatte perché non si perdesse questa tradizione. Siamo così al quarto convegno. La lontananza da quello di Verona ha consigliato di non ripeterne il tema che era "Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo", ma ne ha assunto lo spirito. Spirito nuovo che consiste nel partire dal vissuto della gente, dalle sue gioie e dai suoi timori, per far risuonare la parola liberatrice di Gesù. Così il nostro quarto convegno ha scelto come tema "Abita la terra e vivi con fede", che esprime bene questo spirito.
Venerdì della scorsa settimana c'è stata la prima chiamata da parte del Vescovo. Hanno risposto in molti e hanno ascoltato con attenzione la proposta. Convenire insieme tra tutti i credenti fa parte dell'essenza stessa della Chiesa. La parola "chiesa" vuol dire appunto chiamata a raccolta. La fede pur essendo una questione personalissima, non si vive mai individualmente. Non è una faccenda privata come vorrebbe certa mentalità molto presente nel nostro tempo. La fede si vive insieme e Gesù ha dato una forma molto concreta e suggestiva a questo stare insieme: la forma del pasto condiviso. È l'eucaristia, il momento che fa nascere e crescere la comunità cristiana. Per questo suo marchio di nascita sente il bisogno di raccogliersi spesso, non solo per mangiare il corpo di Cristo, ma anche per porsi delle domande sulla propria fede e sul senso dell'essere credenti in questo mondo. I due aspetti, fedeltà a Cristo e presenza nel mondo, devono sempre stare insieme. La tendenza è di separarli: da una parte la fede, ridotta ad individuale momento consolatorio, e dall'altra la vita quotidiana vissuta come tutti gli altri. Il tema del nostro convegno esprime bene questa esigenza di unità: abita la terra e vivi con fede. L'unico Dio che riconosciamo è quello incarnato che trasforma la nostra esistenza. Il trovarsi insieme è essenziale per capire ciò che egli esige da noi nel tempo che ci ha dato da vivere.
Il Vescovo ha chiamato e molti hanno risposto, riempiendo la Cattedrale. Buon segno. Vuol dire che i nostri cristiani, nonostante tutto l'individualismo che si respira, capiscono che convenire così insieme è essenziale per continuare ad essere credenti nel nostro tempo. Si parlerà certo molto anche in questo nostro convegno, ma se sono parole che nascono da cuori credenti che hanno già accolto la Parola di Dio e sono preoccupati di incarnarla nella vita, non saranno parole vuote, ma momento di rigenerazione della nostra Chiesa.
don Gian Pietro Moret
(editoriale de L'Azione, n. 28 del 26/6/2011)