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Il 20 maggio prossimo, alle 17.30, presso l’aula magna del Seminario vescovile di Vittorio Veneto, si terrà l’inaugurazione della sezione espositiva d’icone sacre, scritte e donate dall’iconografa Nikla Fadelli De Polo, nell’ambito della giornata d’apertura del Festival Biblico 2022.
Il 20 maggio prossimo, alle 17.30, presso l’aula magna del Seminario vescovile di Vittorio Veneto, si terrà l’inaugurazione della sezione espositiva d’icone sacre, scritte e donate dall’iconografa Nikla Fadelli De Polo, nell’ambito della giornata d’apertura del Festival Biblico 2022.
Il programma prevede innanzi tutto una “ouverture”, con l’intervento del biblista don Federico Zanetti sul libro dell’Apocalisse e la presentazione dell’icona – sempre dell’Apocalisse – a cura dell’autrice, Nikla De Polo.
Segue poi la presentazione della sezione espositiva d’icone sacre, con un indirizzo di saluto da parte di mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, e con l’intervento di don Mirco Miotto, direttore del Museo diocesano, che illustrerà il restauro dei locali e l’allestimento della sezione della espositiva, sita negli ambienti del Seminario. Al termine, inaugurazione e benedizione delle sale d’icone del Museo diocesano d’arte sacra “A. Luciani”.
Di seguito, l’intervista a don Mirco Miotto, direttore del Museo diocesano. In allegato, il pdf del primo piano, dedicato al Festival Biblico ed alla esposizione delle icone, pubblicato dal settimanale diocesano L’Azione.
Per la sede di Vittorio Veneto, il Festival Biblico si aprirà ufficialmente venerdì 20, con la conferenza “L’ultima parola della Bibbia. Alla scoperta dell’Apocalisse tra parole e icone”. Al termine, sarà inaugurata l’esposizione permanente di icone, collocata presso il Seminario diocesano e parte integrante del Museo diocesano di arte sacra “Albino Luciani”. «Le icone – spiega il direttore del Museo, don Mirco Miotto – sono circa un’ottantina e sono state donate alla diocesi di Vittorio Veneto dall’autrice, l’iconografa Nikla Fadelli De Polo. Il Museo diocesano tutela questa donazione, mentre la proprietà è della diocesi».
Non si tratta di una mostra, ma di un’esposizione permanente…
«Sì e aggiungo che si tratta di un “unicum”, almeno a livello italiano, perché è difficile trovare una collezione così fornita, opera di un’unica iconografa contemporanea che si è dedicata alla propria diocesi in modo così puntuale ed attento. Molte icone sono legate ai temi degli anni pastorali diocesani. Il dono di Nikla è un patrimonio: un dono straordinario da tutelare e far conoscere».
Come sono state disposte le icone?
«Abbiamo sistemato e allestito i locali della ex-cappella dei Superiori del Seminario e anche i locali antistanti, cioè le due aule episcopali, sempre sullo stesso piano. In questo spazio sono ospitate anche delle icone antiche: ci saranno due sale con le icone di Nikla ed una sala con le icone che erano già in possesso del Museo. L’esposizione è una sezione, a tutti gli effetti, del Museo diocesano».
Soffermandoci sulle icone, quali sono i principali temi raffigurati?
«Nella cappella si trovano le icone del ciclo pasquale, la Deesis (Maria che intercede, ndr), le icone delle diciotto feste dell’anno liturgico; nelle due aule episcopali, ci sono le icone mariane, quelle cristologiche, le icone che Nikla ha scritto in occasione degli anni pastorali diocesani e per devozione personale, e poi ci sono due icone straordinarie: l’icona dell’Apocalisse e quella Trinità. Nell’abside della cappella, infine, ci sono i santi locali: san Venanzio Fortunato, san Martino di Tours, sant’Augusta, san Tiziano e i santi Magno e Rocco, patroni secondari della diocesi».
È stato fatto un ragionamento di ordine iconologico, quindi...
«Certo, abbiamo creato dei cartelli per spiegare il senso delle varie icone: l’icona per il mondo ortodosso è segno di una presenza, paragonabile ad una reliquia. Come direttore del Museo, desidero che non sia solamente uno spazio espositivo, ma anche uno spazio per avviare una pastorale dell’arte. Le icone non vanno viste da semplici “turisti”! Sarà possibile organizzare incontri di catechesi e formazione per animatori e quanti si occupano di liturgia o pastorale. Lo spazio della cappella è stato pensato in modo tale che, lasciando libero il centro, si possano collocare delle sedute e offrire proposte per la catechesi, per la preghiera, per degli approfondimenti, anche per piccoli gruppi».
Quali i progetti futuri?
«Abbiamo già delle idee per rendere fruibile l’esposizione delle icone e a breve daremo i tempi e i modi per farlo. Mi auguro che l’esposizione possa darci l’entusiasmo per procedere anche con l’apertura delle restanti sezioni del Museo diocesano, dove è necessario realizzare delle migliorie prima di renderlo visitabile. Il mio desiderio è riuscire ad aprirlo, almeno in parte, entro fine anno, magari con una piccola esposizione dedicata a papa Luciani. Sarebbe bello che l’esposizione delle icone potesse fungere da volano per altre iniziative del Museo».
Il Museo diocesano d’arte sacra “Albino Luciani”, di cui lei è direttore dal settembre 2021, precisamente dove si trova e cosa custodisce?
«All’ultimo piano del Palazzo Brandolini nel complesso del Seminario che dà su piazza Giovanni Paolo I. Ideato da mons. Rino Bechevolo e dall’architetto Mario Cittolin è stato inaugurato il 25 marzo 1986 ed è stato notevolmente ampliato nel 2002 sia negli spazi espositivi sia nel numero delle opere. Al suo interno sono custodite opere provenienti da diversi edifici sacri della diocesi: tra esse quelle di artisti come Tiziano Vecellio, Cima da Conegliano, Pordenone, Pomponio Amalteo, Palma il Giovane e Francesco da Milano».
Per informazioni sul Museo diocesano di Arte Sacra “Albino Luciani” e sulla mostra espositiva delle icone, contattare direttamente don Mirco Miotto.