Festa civile e diocesana dei lavoratori
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pubblicato giovedì 21 ottobre 2010
Si avvicina a grandi passi la data del 31 dicembre 2010, termine fissato per la conclusione dell'esperienza del Fondo di solidarietà istituito dalla nostra Diocesi a sostegno di coloro che perdono il lavoro. Al momento della sua creazione venne pensato come strumento "eccezionale" per far fronte a un periodo "eccezionale". Sulla scia di quanto avviato in altre parti d'Italia, Milano in testa, anche la nostra Diocesi decise di offrire un aiuto concreto alle "vittime" della crisi economica. La previsione degli esperti era che la crisi si protraesse per qualche mese, da qui la fissazione del 31 dicembre 2010 come data di conclusione del Fondo. E invece i fatti stanno smentendo tale previsione: la crisi continua. O meglio, la domanda di beni e servizi pare essere in ripresa ma le aziende rispondono a tale domanda con minore forza-lavoro. In pratica si sta producendo di più con meno lavoratori. «Purtroppo i segnali che abbiamo non sono incoraggianti - sottolinea il presidente del Consiglio del Fondo Giovanni Sallemi -. La media di domande di sostegno è la stessa dell'inizio, 30-35 richieste al mese. Qualcuno si è fatto avanti per la seconda volta». Per questo il Vescovo, con i suoi collaboratori, sta valutando la possibilità di prolungare il Fondo oltre il 31 dicembre.
Finora il Fondo ha erogato 319 mila euro - frutto di elargizioni della Diocesi, delle offerte per la "carità del Vescovo", di parrocchie, di privati, di aziende -, le domande accolte sono state 269 su 354 presentate. Restano "in cassa", per questi ultimi mesi del 2010, 45 mila euro.
«Coloro che aiutiamo sono davvero gli ultimi, persone che non hanno altre strade da percorrere - afferma Sallemi -. Con loro la Chiesa diocesana si fa carità e non guarda al colore della pelle o alla religione ma alla persona e alla sua dignità da tutelare e promuovere. Non possiamo lasciare alcuno indietro, perché, come diceva l'economista Pareto, la ricchezza di un popolo cresce veramente solo quando l'ultimo povero migliora la propria condizione».
Federico Citron
(da L'Azione, n. 41 del 17/10/2010)