Fondo di Solidarietà
 

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Supporto economico e vicinanza umana

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pubblicato lunedì 19 dicembre 2011



È strana la crisi economica che stiamo vivendo. Apparentemente non è cambiato nulla. Per strada gira un buon numero di SUV nuovi fiammanti, nei ristoranti bisogna prenotare per tempo, le ultime diavolerie dell'elettronica hanno un mercato fiorente. Ma se si scava un po', se non ci si ferma a ciò che emerge in superficie, si scopre che la crisi ha fatto anche qui, nel cuore del Nordest, le sue vittime. Persone i cui volti e i cui nomi sono conosciuti dai volontari dei Centri di ascolto della Caritas diocesana che da metà 2009 sono impegnati nell'operazione Fondo straordinario di solidarietà per chi ha perso il lavoro. Il Fondo è stato voluto dal vescovo Corrado per esprimere concretamente la vicinanza della Chiesa nei confronti di coloro che sono espulsi dal mondo produttivo per effetto della crisi. Una vicinanza non solo economica ma soprattutto umana. Infatti i volontari Caritas che si sono presi a cuore questa iniziativa hanno incontrato e stretto relazioni con centinaia di persone che stanno vivendo ai margini della società. Regalando loro, prima e più di un contributo monetario, un sorriso, una stretta di mano, un consiglio, un po' di calore. È il caso di Giancarlo Baldo, diacono e operatore del Centro di ascolto di Motta. Quella Mottense è la forania che ha vagliato il maggior numero di richieste di aiuto al Fondo (115) ed ha erogato la maggior quantità di contributi (per un totale di 108.400 €). All'inizio il rapporto tra richiedenti immigrati e italiani era di 7 a 3, ora la differenza è diminuita.

Baldo, insieme ad Antonietta Favretto di Fossalta Maggiore, ha visto nascere il Fondo nel 2009 e l'ha seguito fino ad oggi. «Umanamente - racconta Baldo, che si dedica a questo servizio alla sera, dopo il lavoro - questa esperienza è stata un trauma. Ogni volta che incontro persone che cercano aiuto torno a casa con il magone».

L'"istruzione" di ciascuna domanda di accesso al Fondo richiede un serio impegno. «In un primo momento - spiega il diacono - ci confrontiamo con l'assistente sociale del Comune di residenza del richiedente. Poi visitiamo la famiglia per verificare le sue reali condizioni di vita. C'è chi non ha più la luce o il gas perché sono stati "tagliati" per morosità, chi ha lo sfratto perché non ha i soldi per l'affitto, chi non ce la fa più a pagare la rata del mutuo. In pochissimi casi abbiamo riscontrato situazioni differenti da quelle dichiarate. L'ultimo passo consiste nella compilazione dei moduli da inviare al Consiglio del Fondo per richiedere l'erogazione del contributo». Che viene ricavato da un "deposito" alimentato dalla carità del Vescovo, da donazioni private, da offerte delle parrocchie e dall'8x1000 che la Chiesa italiana destina alla nostra diocesi.

Una volta che arriva il contributo, i volontari Caritas provvedono, con il richiedente, a pagare le bollette o il mutuo. «Noi portiamo una goccia nell'oceano, non siamo in grado di risolvere i problemi, anche perché la gente più che soldi chiede lavoro, e a questa domanda non sappiamo dare risposta - riconosce Baldo -. Però trovare qualcuno che ascolta il disagio e si attiva per alleviarlo, è motivo di conforto». Ecco perché, secondo il diacono, è importante che questo servizio prosegua. Tanto più che la crisi anziché risolversi, sta peggiorando.

Federico Citron

 

 

(da L'Azione, n. 52 del 11/12/2011)




 
 
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