Fondo di Solidarietà
 

carattere piccolo carattere normale carattere grande

"Mai così male"

Mostra tutti gli articoli sul Fondo di Solidarietà


pubblicato lunedì 28 settembre 2009



«In quindici anni al Centro di Ascolto non avevo mai visto una situazione del genere!».

Maria Secco fotografa così la crisi economica dal suo punto di vista, di volontaria del Centro di Ascolto di Motta di Livenza. È il centro dove sono più numerose le domande di accesso agli aiuti del Fondo di solidarietà diocesano. Domande che arrivano oltre che da Motta, da Cessalto, da Salgareda, magari dopo che si sono visti chiudere la porta in faccia da altri enti o istituzioni.

Qual è la casistica delle persone che vengono a chiedere un contributo tramite il Fondo di solidarietà?

«Si tratta di famiglie dove la perdita del lavoro è diventata motivo di difficoltà estrema, che diventa per loro anche vera e propria disperazione. E mille euro servono per pagare le bollette o poco più. Anche perché, in qualche caso, è già stata tagliata loro l'utenza della luce, del telefono o dell'acqua. Sono famiglie che non hanno altre entrate e nessuno che li possa aiutare. Frequente è la situazione di famiglie che hanno un mutuo da pagare per la casa o per l'auto. E non hanno avuto l'accortezza di tenere da parte un po'di soldi, in caso di necessità. In tanti manca proprio un'abitudine al risparmio».

Sono più stranieri o più italiani quelli che si rivolgono a voi?

«Sono più gli stranieri, ma sempre più ci sono anche italiani. Erroneamente gira voce che aiutiamo solo gli stranieri, ma non è vero: noi accogliamo tutti senza distinzione. Tra gli italiani ci sono soprattutto separati, persone con lavoro precario o con altri problemi. E ultimamente c'è chi viene a chiedere persino generi alimentari, oppure capi di abbigliamento indispensabili».

La causa principale è la crisi economica?

«Sì, ed ho l'impressione è che la situazione stia peggiorando, anche dalle nostre parti. Non so come faremo, anche perché come Centro di Ascolto di Motta non abbiamo disponibilità finanziarie particolari. Le nostre uniche entrate sono frutto del mercatino che facciamo due volte all'anno, cioè poche centinaia di euro».

Come vive lei questa situazione?

«Mi sento impossibilitata di aiutarli. E mi viene tanta tristezza. Mi vien voglia di dire: "Comunità, muovetevi! Non vedete che c'è gente disperata!". La gente non risponde più di tanto. Fuori della porta della chiesa abbiamo affisso un cartello chiedendo aiuti per le famiglie che si rivolgono alla Caritas. Quest'anno non è arrivato un centesimo. Lo scorso anno qualche pacco di alimentari era arrivato...».

Franco Pozzebon




(da L'Azione, n. 41 del 27/9/2009)




 
 
Diocesi di Vittorio Veneto © 2006-2024 - revisione: 12/05/2009info sui cookie  -  contattateci