Arte Sacra e i Beni Culturali
 

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Un crocifisso da valorizzare

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pubblicato lunedì 13 settembre 2010



Il crocifisso ligneo probabilmente più bello e sicuramente tra i più antichi in Diocesi, qual è quello della pieve di Sant'Andrea di Bigonzo, sta rivelando nel corso del restauro il suo grandissimo valore, e proprio per questo si stanno adottando metodologie all'avanguardia.

Il restauro conservativo del crocifisso ligneo, avviato nel dicembre scorso, era stato infatti sospeso dopo un primo esame ravvicinato, che aveva rivelato il particolare pregio di quest'opera, la cui data di realizzazione è stata addirittura retrodatata al 1350, anche se per ora solo in via ipotetica.

«Nel corso di un sopralluogo con l'ispettore di zona della Soprintendenza ai beni storico-artistici ed etno-antropologici Marta Mazza, e con l'esperta Elisabetta Francescutti e il restauratore Angelo Pizzolongo - spiega Cristina Falsarella, direttrice dell'Ufficio diocesano per l'arte sacra e per i beni culturali ecclesiastici - è emersa la necessità di effettuare ulteriori indagini conoscitive, fondamentali ma non previste dal preventivo di spesa iniziale. Allora come Diocesi ci siamo sentiti di intervenire direttamente, perché appariva fondamentale conoscere meglio quest'opera».

Così, grazie anche al contributo di Banca Prealpi che si è sommato all'iniziale significativo intervento del Lions Club, si è proceduto ad una radiografia approfondita e specifica, curata da Davide Bussolari, radiologo di Modena, che ha consentito di vedere la struttura interna del crocifisso, ma anche l'effetto delle varie pellicole pittoriche, messe una sull'altra in occasione dei ripetuti restauri nel corso dei secoli, «che ha anche permesso di capire - aggiunge Cristina Falsarella - che col restauro il volto sarà più espressivo, essendo stato "appiattito" dagli interventi nel tempo».

Si è quindi proceduto ad un passo ulteriore, una endoscopia vera e propria. «Grazie all'intervento del dottor Gian Antonio Dei Tos, Direttore del Servizio Qualità dell'Ulss 7, che anche da serravallese si è subito entusiasmato e adoperato allo scopo, si è potuto effettuare gratuitamente un esame endoscopico, direttamente nel laboratorio del restauro, eseguito dall'equipe dell'ospedale vittoriese, guidata dal dott. Giampietro Lollo, Primario del reparto di gastroenterologia ed endoscopia, assistito dalla caposala Loredana Bellotto e dall'infermiere Silvano Padovan.

«Lo straordinario materiale filmato - continua Cristina Falsarella - prodotto durante l'esame endoscopico, insieme alle radiografie, permetterà senza dubbio di gestire meglio l'intervento di restauro».

«Questa vicenda - conclude Falsarella - dimostra come lavorando in squadra le cose anche più difficili diventino possibili, soprattutto se si lavora con passione. Nello specifico, può sembrare blasfemo trattare un'opera di così alto valore devozionale come un paziente essere umano, ma non lo è, perché deriva dal nostro dovere di conoscere sempre meglio questi beni, per preservarli al meglio».

Una volta terminato il restauro, il crocifisso sarà riposizionato nella pieve per riacquisire la sua funzione liturgica, ma la Soprintendenza ha auspicato una sua valorizzazione, da concretizzarsi magari attraverso una mostra didattica.

Alessandro Toffoli




Da Serravalle a S. Andrea

Il grande e antico crocifisso venerato nella pieve proviene dalle sacrestie del duomo di Serravalle. Don Augusto Campodall'Orto nei primi anni Cinquanta lo vide e lo chiese al prevosto di allora, monsignor Panciera.

Qualcuno, tra i parrocchiani di Sant'Andrea, ha ancora il ricordo vivo di don Augusto (era il 1957) che con un carretto porta il crocifisso, ricoperto da un telo, dal duomo alla pieve.

Sembra che, inizialmente tale opera fosse destinata alla chiesa di San Giuseppe in campis, presso il cimitero, come riferimento significativo per la preghiera di entrambe le comunità, quella di Serravalle e quella di Sant'Andrea.

Successivamente, con i radicali cambiamenti avvenuti nella pieve negli anni Settanta, il crocifisso prese posto nella parete centrale del presbiterio della pieve, sostituendo il polittico di Marco Vecellio, relegato in quella che era la "cappella del Suffragio", cancellata nel suo contenuto dallo smembramento dell'altare ivi presente.



(da L'Azione, n. 36 del 12/9/2010)




 
 
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