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pubblicato venerdì 21 dicembre 2007
Il progetto di adeguamento liturgico della chiesa parrocchiale San Tomaso di Canterbury a Gaiarine rientra nel lavoro di restauro che ha interessato l'edificio sacro tra il 2000 e il 2006. Nel corso dei lavori, gli architetti Vittorio Rossi e Luciano Zanardo, su proposta del consiglio per gli affari economici, hanno maturato un progetto di rinnovamento dell'assetto liturgico dell'area presbiteriale.
Il livello del presbiterio era eccessivamente elevato rispetto a quello della navata, con il conseguente distacco tra officiante e assemblea; ciò rendeva peraltro disagevole la comunicazione con la sacrestia e il deambulatorio. L'altare era rivolto verso l'abside, perciò, in ottemperanza ai nuovi dettami liturgici del Concilio Vaticano II, si era provveduto alla collocazione di un tavolo con la funzione di altare a carattere provvisorio posto ai margini del presbiterio, verso l'assemblea.
Il progetto proposto è stato successivamente visionato e approvato dalla Commissione diocesana per l'arte sacra e i beni culturali e dalla Soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio del Veneto. Per valutare la validità della proposta progettuale si è resa necessaria la costruzione di un modello in legno in scala reale, che ha consentito una definizione più accurata dell'intero progetto (ad esempio ha permesso di verificare forma e altezza dell'altare e così da una mensa a superficie quadrata, come da una prima ipotesi, si è passati a una rettangolare, considerata più idonea).
L'intervento proposto ha consentito di adeguare il presbiterio alla nuova liturgia e di relazionarlo con gli spazi e i percorsi della chiesa. Il nuovo presbiterio, di forma quadrangolare, è collocato sotto la cupola preesistente, con l'altare posto all'origine degli assi orizzontali e verticali della chiesa. Questo ha consentito una nuova e più funzionale distribuzione dei banchi nella zona del transetto.
La scelta dell'ubicazione dell'altare in asse con la nuova cupola, progettata dall'architetto Domenico Rupolo nella prima metà del Novecento, mira a raggiungere il duplice scopo di avvicinare il celebrante all'assemblea e accentuare il senso di solenne sacralità del presbiterio, questo in ottemperanza ai criteri della nuova liturgia indicati dal Concilio Vaticano II.
Gli oggetti che costituiscono gli arredi del presbiterio sono stati sottoposti a un processo di "spoliazione" mirato all'essenza della forma. L'eloquenza espressiva è affidata ad un linguaggio formale semplice e immediato che rifiuta pleonastici orpelli decorativi. Questo modo di operare si lega a un concetto di modernità che rivela stretti legami culturali e ideali con le forme dell'architettura cristiana primitiva.
Si deve osservare che generalmente l'ambone è collocato in posizione avanzata rispetto all'altare. Nel caso di Gaiarine, al contrario, l'ambone è stato sistemato in posizione arretrata con lo scopo di accentuare la centralità della mensa e facilitare l'ascolto della Parola, anche da parte dei fedeli posti nel transetto.
La zona destinata all'ambone e alla sede è delimitata e protetta ai lati da una balaustra costituita da sottili colonnine metalliche.
L'altare è composto da un basamento a sezione orizzontale ellittica, sul quale è appoggiato il piano della mensa per il tramite di un supporto metallico a forma di croce.
L'ambone è costituito da una stele di forma trapezoidale tronca, alla quale sono fissati i bracci metallici che sostengono il leggio.
La sede, concepita come una struttura unitaria a panca, è dotata di uno schienale che si eleva in corrispondenza della seduta centrale.
I marmi utilizzati sono di due tipi: la pietra grigia di Lipiza per il pavimento del transetto e per le parti strutturali degli arredi sacri, e la pietra di colore chiaro (Biancone) per il pavimento del presbiterio. Gli elementi metallici sono realizzati in ottone brunito e le parti in legno sono in multistrato di betulla.
(da L'Azione, n. 54 del 23/12/2007)