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pubblicato giovedì 15 maggio 2008
Tra le chiese nelle quali si è intervenuti con criterio ed ottimi risultati in fatto di illuminazione si può citare sicuramente Santa Maria Nova di Serravalle. L'intervento di adeguamento dell'impianto, avvenuto tra il 1993 e il 1994, è lontano, se ci si riferisce alla velocità di sviluppo delle tecnologie, ma garantisce tuttora un perfetto risultato e rappresenta un caso esemplare di armonia in termini di esigenze liturgiche, conservative e tecnologiche.
«Abbiamo effettuato uno studio preventivo approfondito - ricorda l'architetto vittoriese Sergio De Nardi che ha seguito la progettazione -; si trattava infatti di garantire due tipi di illuminazione: una luce diffusa e calda che illuminasse la chiesa, e una più forte per le opere d'arte.
In collaborazione con importanti aziende produttrici di lampade (Philips) e corpi illuminanti (Guzzini) abbiamo sperimentato un nuovo sistema per garantire una luce diffusa e a basso consumo, da collocare sul cornicione; per la valorizzazione delle opere d'arte, sono stati scelti appositi spot illuminanti, approvati dalla Soprintendenza ai beni artistici a tutela dell'incolumità delle opere».
Esistono delle tecnologie speciali per questi tipi di impianti?
«Tutte le grandi aziende producono corpi illuminanti specifici per le varie esigenze: nel nostro caso, servivano luci soffuse che garantissero una luce calda pur consumando poco (quando normalmente, se ci si pensa, la luce soffusa dei neon è fredda, mentre le lampade normali consumano molto) e poi luci più intense che non rovinassero le opere».
Concettualmente, che differenza c'è tra illuminare un'abitazione e una chiesa?
«In una casa ci sono spazi piccoli, nei quali l'impianto illuminante è anche decorativo e quindi implica un certo design; nelle chiese gli spazi sono ampi, c'è l'esigenza di avere luce non troppo intensa (riducendo la presenza di luci dirette), ma che permetta di leggere, e poi una luce direzionata sui fuochi liturgici come anche sulle opere d'arte».
«A Serravalle abbiamo dovuto lavorare completamente a mano, senza elettroutensili - ricorda Riccardo Canzian, della ditta Impianti Elettrici Canzian Giuseppe di Colle Umberto, che ha realizzato i lavori - perché le vibrazioni potevano essere pericolose.
Con uno studio preliminare abbiamo ideato, e poi realizzato, un impianto di illuminazione con luci dirette ed indirette che ha permesso, agendo direttamente sul pannello sistemato in sacrestia, di realizzare quattro diversi scenari, a seconda della liturgia. Praticamente, quattro diversi programmi tra cui scegliere in relazione ad un utilizzo differenziato della chiesa.
Fu un lavoro complesso, che oggi sarebbe molto più semplice e più veloce grazie ai progressi della tecnologia».
(da L'Azione, n. 10 del 02/03/2008)