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pubblicato lunedì 18 novembre 2013
Il 15 novembre 2013, ci scrive suor Tullia Posocco, consacrata presso l’ordine delle Figlie di San Giuseppe del Caburlotto e missionaria nelle Filippine. Ci racconta della recente tragedia avvenuta a causa del tifone che ha devastato l’intera popolazione. Difficile rimanere indifferenti.
Finalmente dopo lo shock che mi ha paralizzato in questi giorni, riesco a scrivere.
Dalla televisione avete certamente visto l’immane catastrofe causata dal super-tifone. La distruzione è senza precedenti. Se si vede la devastazione non si parla più, si piange. Le immagini televisive hanno mandato in onda una minima parte della realtà. Yolanda è stato di una furia inaspettata, con 320 chilometri orari, sollevando le onde del mare a 10 e più metri di altezza abbattendosi poi nei villaggi travolgendo tutto e tutti. In Tacloban le persone (donne, bambini, anziani), che il giorno prima erano state evacuate e accolte in scuole, gim e centri sociali per sicurezza, ora sono li sotto le macerie o galleggiano senza vita perché anche le scuole e gim sono crollati, hanno ceduto alla forza del vento e dell’acqua. Maggior parte delle zone sono senza elettricità, senza possibilità di comunicazione telefoniche né aeree e terrestri. Il numero delle persone bisognose e` travolgente, non ci sono viveri e quel poco che viene trovato viene preso d`assalto perché da più giorni non mangiano, non bevono, non dormono.
I superstiti hanno bisogno di tutto: cibo – acqua – vestiario – medicine – l’aria in certe zone è irrespirabile, c’è il rischio di una grande e grave epidemia.
Gli aiuti tardano ad arrivare perché i mezzi di trasporto sono insufficienti, i ponti sono rotti, le strade inagibili, montagna di detriti dovunque. Le persone gridano, piangono, hanno fame! Hanno sete!. Svengono...
Anche noi “Figlie di San Giuseppe” del Caburlotto, qui nelle Filippine stiamo condividendo tanto dolore, tanta sofferenza e con l’aiuto dell’intera Famiglia Religiosa e di tanti amici Italiani abbiamo aperto una catena di solidarietà con questi nostri fratelli, cercando di raggiungerli direttamente collaborando con la Caritas diocesana di Manila e servendoci di collegamenti sicuri evitando passaggi che possono dare occasione di corruzione o interessi personali.
È un momento di grande emergenza ma anche di panico.
Negli occhi dei sopravissuti si legge la paura, la disperazione, ci vorranno mesi prima che questa popolazione possa avere ancora un tetto. Ed ora dove andranno?? Qui non si più stare! I corpi, migliaia e migliaia, sono in decomposizione, mandano un odore acre e mancano i sacchi di plastica per avvolgerli per la sepoltura. I problemi si assommano e diventano tragedie. I bambini non sorridono più, questo “tifone mostro” ha lasciato nel cuore dei più piccoli scene di morte di genitori, di nonni, amici portati via dalle forze del vento e delle acque... Come quel papà che si è visto portare via la sua piccola che teneva tra le braccio o quella mamma che gridava al marito: “Lasciami andare salva i bambini...” ma di 5 bambini solo 2 sono stati salvati.
Carangan, uno dei sopravvissuti ci racconta che mentre era in ufficio per monitorare i movimenti del tifone si è visto d’improvviso entrare l’acqua e scaraventato fuori con altri due colleghi immersi in un vortice. Lui è riuscito ad afferrare una pezzo di legno; ad un tratto vede Michael un ragazzino di 7 anni stava per sparire nel nulla, lo afferra e gli dice: tieniti stretto al legno! Per qualche ora galleggiamo cosi ma poi Michael gli dice: “Kuya, I will sleep now, Ìm so tired already! (Voglio dormire ora, sono stanco!) e Michael s’è addormentato tra le braccia del Padre.
Anche davanti a questi fatti il popolo filippino oltre che dimostrare grande solidarietà da prova di grande fede e preghiera, per questo pur nella grande difficoltà e sofferenza hanno continuato a pregare insieme anche nei centri di accoglienza in particolare con la recita del santo Rosario, forte devozione di questo popolo, che infonde pace e coraggio.
Cyrus un ragazzino di 12 anni ritorna tra le maceria di quella che prima era la sua casa, e cerca...cerca...infine abbozza un sorriso, ha trovato la sua corona del Rosario...la mette a collo e dice: Mamma Mary mi ha salvato la Vita!
Tra pochi giorni celebreremo il Natale: alla GROTTA del bambino portiamo tutti nella preghiera... solo Gesù può consolare, ridare fiducia e speranza in una nuova vita.
suor Tullia Posocco e comunità