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pubblicato giovedì 1 agosto 2013
È stata diffusa nei giorni scorsi una nota del nostro vescovo Corrado contenente alcune indicazioni riguardanti la celebrazione delle esequie.
L'origine di queste indicazioni è stata l'uscita, nel novembre dello scorso anno, del nuovo Rito delle esequie. Esso contiene varie novità, tra cui la questione della cremazione e quella della dispersione delle ceneri dopo la cremazione o della loro conservazione in un luogo diverso rispetto al camposanto. La pratica di queste ultime, in particolare, si è diffusa in questi ultimissimi anni.
La scelta della cremazione, in realtà, non fa più problema. La Chiesa infatti, pur preferendo la sepoltura del corpo dei defunti, l'ammette ormai da vari decenni, purché non sia fatta in dispregio della fede cristiana come succedeva in passato.
Il problema nasce invece con la dispersione delle ceneri nell'ambiente naturale. È una scelta che da un lato può significare una visione naturalistica o panteistica della vita in cui l'intera realtà dell'uomo si confonde con una generica "energia cosmica", negando la risurrezione del corpo individuale, e dall'altro tende a far scomparire il pensiero della morte e il ricordo del defunto. La conservazione delle ceneri in casa, denota - al contrario - una difficoltà a "lasciar andare" il defunto e ad accettare cristianamente il distacco dalla persona cara, in attesa della risurrezione. Per queste ragioni, la Chiesa è contraria a tali scelte.
Ma come comportarsi con quanti, nonostante questa posizione della Chiesa, decidono di disperdere le ceneri o di conservarle, ad esempio, in casa?
Un documento di pochi anni fa prevedeva che tutti coloro che avessero fatto questa scelta avrebbero dovuto essere esclusi dalle esequie ecclesiastiche. Il nuovo rito invece, pur confermando la contrarietà, non dà nessuna indicazione. Di fronte alle richieste che stanno aumentando, era necessario uscire dall'incertezza offrendo ai parroci e ai fedeli un preciso orientamento.
Per questo motivo, il Vescovo, dopo aver consultato anche a nome degli altri vescovi della Conferenza episcopale triveneta la Pontificia Congregazione per il Culto e aver ripetutamente consultato il Collegio dei Vicari foranei, dà questa indicazione pastorale: pur rimanendo la contrarietà alla dispersione delle ceneri nell'ambiente naturale o alla loro conservazione in luogo diverso dal cimitero, non deve essere rifiutata, pur in tali casi, la celebrazione liturgica delle esequie, a meno che non sia chiaramente provato che la scelta è stata fatta per motivi contrari alla fede. L'affermazione della verità cristiana deve coniugarsi infatti alla misericordia, in analogia ad altre situazioni nelle quali la Chiesa, pur disapprovando precisi comportamenti morali, non arriva a negare le esequie liturgiche. La Chiesa, ad esempio, è contraria al divorzio, ma non nega il funerale ad una persona divorziata; è decisamente contraria al suicidio, ma nemmeno ad un suicida viene negata la sepoltura religiosa.
Occorre aggiungere che, in occasione di tali esequie, sia la scelta delle letture sia l'omelia dovranno sottolineare con grande chiarezza la fede cristiana: «Credo la risurrezione della carne e la vita eterna».
Nel momento di diffondere questa Nota, il Vescovo ha ritenuto opportuno accompagnarla anche con altre indicazioni sempre riguardanti la celebrazione delle esequie. Alcune di esse sono già contenute nel nuovo Rito e sono soltanto messe in evidenza. Ad esempio la possibilità di celebrare, nelle esequie, soltanto la Liturgia della Parola oppure l'esigenza che i canti delle esequie siano soltanto canti liturgici.
Altre indicazioni riguardano inve ce alcuni modi di fare che si sono diffusi in questi anni e che esigono di essere disciplinati.
Il primo riguarda gli interventi che, a volte, familiari o conoscenti del defunto chiedono di fare prima della conclusione delle esequie. Il Rito ne ammette la possibilità lasciando al Vescovo diocesano la responsabilità di regolarla e precisando che il testo, fatto di "brevi parole di cristiano ricordo" deve sempre essere "precedentemente concordato con il parroco". Alla luce dell'esperienza di questi anni è emersa una grande difficoltà a realizzare questa disposizione. Ci si è trovati frequentemente di fronte a interventi che erano molto lontani dalla fede e dalla speranza cristiane appena celebrate o addirittura contrastavano con esse. Oppure si doveva assistere ad una pluralità di discorsi che riducevano la liturgia esequiale a spettacolo. Per questo, allo scopo di evitare queste situazioni spesso davvero difficili da gestire da parte dei parroci, il Vescovo ha deciso che il ricordo del defunto, oltre che nell'omelia, avvenga eventualmente nella forma di una o più invocazioni - concordate con il parroco - al momento della Preghiera dei fedeli e che altri interventi si facciano (con più libertà) in cimitero o, in caso di cremazione, sul sagrato della chiesa.
Un'altra disposizione riguarda il costume di raccogliere firme ed anche offerte da coloro che partecipano alla celebrazione delle esequie. L'indicazione della Nota del Vescovo è nel senso di ricordare che - dal momento che la raccolta è fatta alle porte della chiesa, rivolta alla gente che partecipa alla celebrazione - sia la decisione di raccogliere offerte sia la destinazione di esse, sono unicamente di competenza della parrocchia. Non è affatto escluso che le offerte raccolte possano essere devolute (in parte o anche totalmente) per scopi umanitari indicati dai familiari. È tuttavia una questione elementare di correttezza che la decisione non venga presa prescindendo dalla parrocchia.
Infine, per regolare la questione degli addobbi floreali in chiesa in occasione dei funerali, il Vescovo ha esteso a tutti una disposizione che già molti parroci avevano saggiamente adottato: «Vengano portati in chiesa solo i fiori che poi verranno lasciati all'interno di essa. Le altre composizioni floreali destinate al cimitero rimangano all'esterno della chiesa».
Si tratta - conclude il Vescovo presentando la lettera ai preti - di norme che hanno lo scopo di offrire un aiuto concreto per le situazioni delicate che talvolta possono crearsi in occasione della celebrazione delle esequie.
L'augurio è che questa Nota costituisca un aiuto perché tale celebrazione, che comporta ancora una grande partecipazione della nostra gente, sia vissuta senza ambiguità e come un momento che celebra e, insieme, annuncia - nella comunione ecclesiale - la fede e la speranza nella risurrezione.
mons. Martino Zagonel, Vicario generale
(da L'Azione, n. 27 del 30/6/2013)