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pubblicato lunedì 21 maggio 2007
Si è svolto anche quest'anno il terzo percorso di "preghiera per coppie e famiglie in difficoltà" presso il Monastero cistercense di San Giacomo, con la preziosa compagnia e condivisione della comunità monastica.
Con il titolo "Parole di sposi a Dio" abbiamo voluto ripercorrere alcune tappe della storia della Salvezza stando particolarmente attenti ad alcune situazioni di vita in cui l'uomo e la donna, congiunti in una relazione sponsale e di famiglia, comunicano dei messaggi al Signore e Dio stesso, dentro la loro fatica e il loro fallimento esistenziale, offre loro una parola di luce e di speranza.
Così, in un clima di ascolto orante, abbiamo incontrato l'uomo e la donna che, in un contesto di tragico conflitto, si accusano a vicenda e, insieme, accusano Dio: "La donna che tu mi hai dato mi ha offerto del frutto dell'albero". Quante volte, nella vita di coppia, si percorre la strada dell'accusa reciproca senza confrontarsi seriamente con la propria personale responsabilità! Incontrando poi Abramo e Sara ci è stata data l'opportunità per verificare quanto nella coppia diamo concreto peso alla potenza inscritta nella promessa di Dio e quanto, invece, davanti alla sterilità della nostra situazione siamo portati a banalizzare e a ridere della sua promessa.
Nell'esperienza del profeta Ezechiele e nella sua vicenda di marito privato della presenza della moglie siamo stati invitati a leggere quanto il Signore ci comunica anche attraverso ciò che viene scritto, non senza grande dolore, nella concretezza della nostra storia personale e familiare e con caratteri incisi nella nostra stessa carne, carne viva che diventa invocazione e profezia per l'intera comunità.
La facilità di coltivare una rettitudine e un senso di giustizia sociale senza però stare attenti ed essere sensibili nelle relazioni personali e intime ci è stata presentata dall'esperienza di Davide, facile ad inquietarsi e a ribellarsi per l'ingiustizia sociale ma non altrettanto attento e sensibile a leggere la propria colpa nell'esperienza di infedeltà e di violenza.
Il brevissimo ma eloquente dialogo tra Giobbe e la moglie ci ha portati a constatare e a pregare insieme sulla possibilità che gli sposi si presentino davanti a Dio su opposte sponde, cioè con una radicale diversità di esperienza di fede con il Signore che può diventare ulteriore motivo di conflitto e di reciproca incomprensione.
Gli ultimi tre incontri ci hanno permesso di leggere e rivivere alcune esperienze di salvezza così come ci vengono presentate in alcune pagine del Nuovo Testamento. Il "non hanno più vino" di Maria, alle nozze di Cana, ci ha permesso di consolidare il bisogno di ricercare, in cielo e in terra!, delle presenze che mediano, che non usino la constatazione di ciò che manca per giudicare persone e situazioni, quanto piuttosto ne facciano occasione per mediare l'aiuto e l'intercessione di quanti possono aiutare a risolvere il problema, non a complicarlo. L'esperienza del Centurione romano - così come ci viene presentata nel Vangelo secondo Luca - che si rivolge a Gesù attraverso la mediazione di altri e fonda la sua fiducia nell'esperienza personale dell'esercizio dell'autorevolezza e dell'obbedienza, ci ha portati a dare valore e spessore alle nostre parole e alla Parola partendo non da affermazioni teoriche ma fondandoci sulla concreta esperienza personale.
Da ultimo, proprio per dare significato profondo e compimento al nostro itinerario di preghiera, ci siamo soffermati ad ascoltare attentamente e a pregare sull'invocazione che lo Spirito e la Sposa rivolgono al Signore: "Vieni presto!". Il desiderio di Dio e l'attesa del suo ritorno non ci portano lontano dalla vita vissuta nel quotidiano, spesso con grandi fatiche e grandi sofferenze, ma alimentano la speranza, rinvigoriscono il desiderio che tutto, anche le relazioni coniugali e familiari, riprendano quel colore di vita e di gioia che risplende, fin dagli inizi, nel progetto di Dio offerto all'uomo e alla donna.
Insieme alla comunità monastica, sempre attenta e attivamente partecipe, al percorso hanno partecipato, mediamente, circa 25-30 persone per ogni incontro, molte delle quali portando la propria personale esperienza di fatica e di divisione nell'ambito coniugale e familiare.
L'esperienza, nata come "un segno" del desiderio e della volontà della nostra Chiesa di essere vicina con la preghiera a quanti sono feriti nelle relazioni affettive, si è rivelata significativa e incoraggiante soprattutto là dove abbiamo visto che uomini e donne attendono questo semplice momento per attingere luce e forza non solo per "tirare avanti", ma per dare senso, significato e speranza a quanto di doloroso stanno vivendo.
don Roberto Camilotti
(articolo tratto dal sussidio pastorale allegato a L'Azione n.20, del 13 maggio 2007)