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pubblicato martedì 27 maggio 2008
Si è concluso venerdì 9 maggio, al Monastero cistercense di San Giacomo a Vittorio Veneto, il percorso di preghiera proposto anche quest'anno dal Centro di pastorale familiare della nostra Diocesi. In questo quarto anno di tale esperienza otto sono stati gli incontri realizzati intorno al tema "Guardate le mie mani". Il contenuto di tale tema è stato scelto per imparare a pregare e a reagire, nei confronti di situazioni di fatica e sofferenza che segnano la vita di tante coppie e famiglie, contemplando i gesti compiuti da Gesù attraverso le sue mani. In un clima di preghiera di adorazione i partecipanti - mediamente poco più di 20 persone tra i laici e l'intera comunità monastica - hanno avuto modo di riflettere su alcune pagine evangeliche e di invocare il Signore a favore di quanti sono "feriti nelle relazioni e negli affetti".
Nell'ultimo incontro don Roberto Camilotti, che ha guidato la preghiera, ha desiderato dedicare una decina di minuti per una breve verifica dell'esperienza e per accogliere suggerimenti e proposte sull'opportunità di continuarla e sulle modalità di viverla. Dall'ascolto di alcune voci, sia degli sposi presenti come della comunità monastica, sono emerse queste indicazioni e proposte.
«Ho vissuto questo appuntamento mensile come un momento in cui mi è stata data l'opportunità di "confortare gli afflitti", una consolazione a favore delle famiglie provate, una consolazione realizzata con la forza e la bellezza della preghiera condivisa».
«Sono rimasta molto colpita dalla scelta del tema di quest'anno. Mi sono piaciute le riflessioni che mi hanno portato "a vedere" le mani di Gesù; mani capaci di benedire, sostenere, offrire, guarire e soffrire...»
«Ritengo questa esperienza come un dono dello Spirito, un dono che si è realizzato abbattendo "il muro" tra noi, comunità monastica, e le famiglie. Siamo state aiutate a pregare di più e in comunione tra famiglie e comunità. Per questo continuiamo a pregare e a sentirci in profonda comunione di vita con tutte le famiglie ma soprattutto con quelle in situazioni di sofferenza».
«Grazie alla Chiesa diocesana per questo "segno" che mostra il suo essere Chiesa che, innanzitutto, implora l'aiuto di Dio per le proprie famiglie. Bisogna pregare, bisogna continuare a pregare, alimentare la fede con la preghiera per respirare la bontà del Signore».
«Il tema delle mani mi porta a considerare il fatto che per consolare occorre avvicinarsi molto agli altri, a chi è in difficoltà, proprio come ha fatto Gesù usando le sue mani…».
«La nostra preghiera potrebbe essere ancora più ampia e attenta se raccogliamo, in un qualche modo, intenzioni e situazioni di conflitto e di sofferenza presenti nelle nostre parrocchie».
don Roberto Camilotti
(da L'Azione, n. 23 del 25/05/2008)