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pubblicato giovedì 18 dicembre 2008
Riflessione presentata dal Vescovo Mons. Corrado e consegnata ai Vicari foranei, nell'ultimo incontro avuto con loro, per essere oggetto di comunicazione e di confronto con i parroci delle rispettive foranie.
Si ritiene fare cosa utile e opportuna ricordare, a tutti coloro che a diverso titolo hanno la grave responsabilità di preparare e presiedere le celebrazioni liturgiche nelle comunità cristiane, alcuni principi fondamentali affinché ogni liturgia venga celebrata veramente e sempre in modo "pieno, attivo e consapevole" (SC 14). Molto è stato fatto, è vero, dopo l'attuazione della Riforma liturgica anche nella nostra Diocesi e molte sono le comunità che si sono impegnate, approfittando delle diverse iniziative proposte ormai da diversi anni dalla Diocesi, affinché la liturgia appaia realmente come "culmine e fonte della vita cristiana" (SC 10). Tuttavia spesso si constatano ancora esperienze di celebrazioni in cui emerge poca attenzione nella preparazione dei riti e relativa comprensione verso la natura e la specificità delle diverse celebrazioni. Anche la stessa dimensione ministeriale non trova sempre adeguata valorizzazione, specie per quanto riguarda la cura dello spazio celebrativo, il servizio dell'animazione, la scelta appropriata dei canti, e la preparazione e attuazione dei diversi compiti previsti per la realizzazione di un'autentica partecipazione dell'intera assemblea. Per questo, a partire da alcuni importanti pronunciamenti del Magistero, anche del pontificato attuale, ricordiamo le seguenti indicazioni.
91. La celebrazione eucaristica è azione di Cristo e della Chiesa, cioè del popolo santo riunito e ordinato sotto la guida del Vescovo...Tutti perciò, sia ministri ordinati sia fedeli laici, esercitando il loro ministero o ufficio, compiano solo e tutto ciò che è di loro competenza[1].
40. L'ars celebrandi deve favorire il senso del sacro e l'utilizzo di quelle forme esteriori che educano a tale senso, come, ad esempio, l'armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell'arredo e del luogo sacro...Altrettanto importante per una giusta ars celebrandi è l'attenzione verso tutte le forme di linguaggio previste dalla liturgia: parola e canto, gesti e silenzi, movimento del corpo, colori liturgici dei paramenti. ...La semplicità dei gesti e la sobrietà dei segni posti nell'ordine e nei tempi previsti comunicano e coinvolgono di più che l'artificiosità di aggiunte inopportune. L'attenzione e l'obbedienza alla struttura propria del rito, mentre esprimono il riconoscimento del carattere di dono dell'Eucaristia, manifestano la volontà del ministro di accogliere con docile gratitudine tale ineffabile dono[2].
294. È necessario che la disposizione generale del luogo sacro sia tale da presentare in certo modo l'immagine dell'assemblea riunita, consentire l'ordinata e organica partecipazione di tutti e favorire il regolare svolgimento dei compiti di ciascuno. I fedeli e la schola avranno un posto che renda più facile la loro partecipazione attiva. Il sacerdote celebrante, il diacono e gli altri ministri prenderanno posto nel presbiterio.... La natura e la bellezza del luogo e di tutta la suppellettile devono poi favorire la pietà e manifestare la santità dei misteri che vengono celebrati[3].
111. La preparazione pratica di ogni celebrazione liturgica si faccia di comune e diligente intesa, secondo il Messale e gli altri libri liturgici, fra tutti coloro che sono interessati rispettivamente alla parte rituale, pastorale e musicale, sotto la direzione del rettore della chiesa e sentito anche il parere dei fedeli per quelle cose che li riguardano direttamente. Al sacerdote che presiede la celebrazione spetta però sempre il diritto di disporre ciò che a lui compete[4].
352. L'efficacia pastorale della celebrazione aumenta se i testi delle letture, delle orazioni e dei canti corrispondono il meglio possibile alle necessità, alla preparazione spirituale e alle capacità dei partecipanti. Nel preparare la Messa il sacerdote tenga presente più il bene spirituale del popolo di Dio che la propria personale inclinazione...Dal momento che è offerta un'ampia possibilità di scegliere le diverse parti della Messa, è necessario che prima della celebrazione il diacono, il lettore, il salmista, il cantore, il commentatore, la schola, ognuno per la sua parte, sappiano bene quali testi spettano a ciascuno, in modo che nulla si lasci all'improvvisazione[5].
112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne[6].
42. Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l'altro. A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione. Di conseguenza tutto - nel testo, nella melodia, nell'esecuzione - deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici. Infine...venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano, in quanto canto proprio della liturgia romana[7].
40. Nella celebrazione della Messa si dia quindi grande importanza al canto, ponendo attenzione ...alle possibilità di ciascuna assemblea liturgica...Nella scelta delle parti destinate al canto, si dia la preferenza a quelle di maggior importanza, e soprattutto a quelle che devono essere cantate dal sacerdote, dal diacono o dal lettore con la risposta del popolo, o dal sacerdote e dal popolo insieme[8].
5. Le chiese pertanto non possono considerarsi come semplici luoghi "pubblici", disponibili a riunioni di qualsiasi genere. Sono luoghi sacri, cioè "messi a parte", in modo permanente, per il culto a Dio, dalla dedicazione o dalla benedizione.
8. Non è legittimo programmare in una chiesa l'esecuzione di una musica che non è di ispirazione religiosa e che è stata composta per essere eseguita in contesti profani precisi, sia essa classica, o contemporanea, di alto livello o popolare: ciò non rispetterebbe il carattere sacro della chiesa, e la stessa opera musicale eseguita in un contesto non connaturale ad essa[9].
[1] Ordinamento Generale del Messale Romano (III ed.), LEV, 2004.
[2] Benedetto XVI, Esortazione apost. Postsinodale Sacramentum Caritatis.
[3] Ordinamento Generale del Messale Romano (III ed.).
[4] Ordinamento Generale del Messale Romano (III ed.).
[5] Ibidem.
[6] Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium.
[7] Benedetto XVI, Esortazione apost. Postsinodale Sacramentum Caritatis.
[8] Cf. Sacra Congregazione dei Riti, Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 1967, nn. 7, 16: AAS 59 (1967) 302, 305.
[9] Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Concerti nelle chiese, 5.11.1987.
Ufficio Liturgico e Musica Sacra