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pubblicato giovedì 1 agosto 2013
In un quotidiano locale sono apparsi, a più riprese in questi giorni, titoli di questo genere: "Diocesi: funerali con pianto limitato"; "Commozione sì, ma contenuta"; "Funerali, vietati i canti non sacri". Si riferiscono ad alcune indicazioni che il vescovo Corrado ha dato ai parroci riguardanti la celebrazione religiosa dei funerali. L'Azione aveva spiegato le indicazioni con un articolo firmato dal vicario generale monsignor Zagonel nel n. 27 del 30 giugno scorso, presentando e motivando le note.
Sono titoli assai superficiali, ma coerenti con il contenuto degli articoli che travisano completamente il senso delle indicazioni del Vescovo. Egli parla ovviamente della celebrazione religiosa, ma la giornalista (nonostante fosse stata rinviata a documentarsi leggendo l'articolo chiaro ed esauriente de L'Azione) non si cura di fare distinzioni evidenti, ma parla in maniera generale della perdita dei propri cari e della inopportuna intromissione della chiesa nelle espressioni di questo dolore. Arriva al punto di accogliere "le proteste di chi giudica il regolamento un segno di distanza della chiesa dal dolore di chi soffre".
Le indicazioni del Vescovo hanno come tema principale il fatto della dispersione delle ceneri in natura. Riguardo a questa prassi egli ribadisce la contrarietà della fede cristiana, dal momento che essa può facilitare la perdita di fede nella risurrezione del corpo individuale o anche la scomparsa del pensiero della morte e del ricordo del defunto. Nonostante questa contrarietà, il Vescovo precisa che le esequie ecclesiastiche vanno celebrate anche in questi casi, a meno che non sia chiaramente provato che la scelta è stata fatta per motivi contrari alla fede.
In occasione di questa precisazione aggiunge altre indicazioni riguardanti la celebrazione liturgica che non è semplicemente una espressione del dolore per la morte, ma un momento di preghiera perché il defunto venga accolto da Dio nella sua vita eterna, grazie alla salvezza che Gesù ha ottenuto con la sua morte e risurrezione.
È chiaro che ognuno ha diritto di esprimere il suo dolore e di elaborare il suo lutto come vuole, ma se chiede la celebrazione cristiana deve rispettarne la natura. I canti, ad esempio, devono esprimere questa fede. Anche eventuali interventi devono essere coerenti con questo momento. Su questo punto si era diffusa la pratica di interventi finali sproporzionati e soprattutto spesso in contrasto con il senso della celebrazione. Il Vescovo ha preferito eliminare, normalmente, questa abitudine. I ricordi devono essere manifestati al di fuori della celebrazione accettando, in chiesa, solo brevi preghiere per il defunto al momento della preghiera dei fedeli. Altre indicazioni riguardano i fiori e la raccolta delle offerte.
Per chi vuol capire e non dilettarsi in annunci scandalistici, si tratta di norme del tutto ragionevoli e coerenti con la celebrazione della morte secondo la fede.
don Gian Pietro Moret
(da L'Azione, n. 30 del 21/7/2013)